Böckenförde, Ernst-Wolfgang, Diritto e secolarizzazione. Dallo Stato moderno all’Europa unita

  Il testo è una raccolta di articoli del famoso costituzionalista tedesco, raggruppati attorno al tema dello stato secolare e democratico; un breve ripasso della sua storia e dei suoi presupposti in vista della mutazione probabilmente irreversibile delle condizioni che l’hanno creato.Di “secolarizzazione” Böckenförde dà una definizione semplice: è il distacco di un ambito o di un’istituzione “dall’osservanza e dal potere clerical-spirituale”.Ma dissolto il legame con Dio, supplente dell’unità statale divenne l’ideale di nazione, che adesso sta mutando (per non dire sgretolandosi) a causa della globalizzazione e della supremazia internazionale dei diritti dell’uomo.La conclusione è che lo stato secolarizzato si deve rifare a presupposti esterni, non può generare da sé le condizioni per la propria esistenza.  Lo Stato è lo spazio di pacificazione di una comunità. Per adempiere questa funzione lo stato si è separato dalla società, e la sua separazione e dialettica con la società è necessaria ad evitare il totalitarismo — brillantemente definito da Böckenförde come l’identificazione del politico con la società — e a difendere i diritti degli individui. Ma allo stesso tempo il fatto che la società non possa organizzarsi da sola attorno a questa funzione pacificatrice rende a sua volta necessario lo Stato.Böckenförde mantiene anche in questo caso una predilezione per il modello dialettico: non si tratta né della pura autonomia dell’economia, né di un mero dirigismo statale. Lo Stato imporrà alcuni “correttivi” o “linee guida”, unicamente al fine di poter svolgere la sua funzione. Negli articoli che toccano il tema dell’Europa unita e della globalizzazione, la prospettiva di Böckenförde può mostrare la sua valenza applicativa. Sia l’europeizzazione che la globalizzazione scardinano i fondamenti storici sui quali si è edificato lo stato democratico moderno, vale a dire quella indispensabile omogeneità fra i cittadini che è un dato storico ed è difficile ricostruire artificialmente, e quell’unità funzionale dello Stato necessaria all’esplicazione della sua funzione di pacificazione interna. Per entrambi i fenomeni, infatti, si è assistito ad un distacco della sfera economica dal dominio dello Stato-nazione ed un suo trasferimento ad un livello che non solo è sovra-nazionale, ma anche extra-politico. In tal modo gli Stati non hanno più la capacità di intervento e di ridirezionamento dell’andamento economico che Böckenförde caldeggia.

L’esito è che quelle strutture politiche che si sono costituite storicamente non possono più esistere nella loro forma originaria e neppure è possibile semplicemente “dilatarle” per farle aderire ai nuovi confini allargati; e questo è impossibile anche e soprattutto perché quella omogeneità culturale, etnica e religiosa non esiste in tale dominio allargato, e neppure a livello europeo, visto che un “popolo” europeo ancora non esiste.Böckenförde non crede che l’unica soluzione sia regredire verso soluzioni politiche ormai remote (ammesso e non concesso che questa retrocessione sia praticabile), ma è invece auspicabile pensare a soluzioni diverse, ad esempio federali, e puntare sul ruolo formativo delle strutture educative e delle comunicazioni di massa.
Böckenförde tocca un nervo scoperto della politica e della filosofia contemporanea, che è attualmente impegnata a ripensare il fondamento della giustificazione del potere liberal-democratico fra non poche difficoltà. Le sue proposte politiche non peccano di verosimiglianza, anche se sottolineano con insistenza l’importanza dell’uniformità religiosa e culturale e arrivano ad auspicare un intervento diretto dello Stato sugli apparati educativi e sulle comunicazioni di massa per plasmare le coscienze dei cittadini. Ma se si può dissentire sulla prospettiva politica di Böckenförde, non si può che ammettere l’acutezza della sua analisi, sostenuta da una lucidità storica e giuridica esemplari.

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