Al cameriere ordina un caffè macchiato non zuccherato, poi estrae dalla sua borsetta il Dietor. Con il solito barracano arabo di colore nero che le avvolge il corpo e una larga gonna a fiori. È molto più magra che negli ultimi anni. Gli occhialoni a goccia e la pelle bianca, anzi diafana. Chi scrive ha avuto la fortuna di vederla da vicino, lo scorso 8 agosto a Milano, alle ore 9, in centro, al Bar Taveggia. Accompagnata in Mercedes grigia dal suo compagno Eugenio Quaini, Mina ti conquista per quel viso da copertina. Cinque sigarette marca Muratti fumate in meno di 25 minuti (ma non aveva smesso?). A Milano ci sono 38 gradi. Mina, incurante, indossa foulard al collo, guanti e stivaletti di camoscio, tutti dello stesso colore: nero pece in piena estate! Una «contro» per eccellenza, insomma, e se le chiedi un autografo ti risponde: «Non sono Mina!». Però se la chiami signora Mazzini, lei ribatte: «Così va meglio...». E concede l'autografo («anche se», dice «di solito non li faccio mai»).
Post tra tratto da un mio ex amico di fb di nome Ciro

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