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Tesi Diploma accademico II livello  in canto moderno e solfeggio

Relatore Vincenzo Penza

 Laureando Lorenzo Testa

Il canto è il simbolo per dare voce ad un emozione

1 capitolo Il canto come voce di un' emozione

2 capitolo Il Cosa rappresenta il canto per il cantante

3 capitolo Excursus dell' esperienza canora in Italia e nel mondo

4 capitolo La canzone come il simbolo di un' esperienza vissuta

5 capitolo Come emozionare esprimendo la propria passione per il canto



1 capitolo

IL CANTO COME VOCE DI UN' EMOZIONE
Cantare è uno dei modi più straordinari per comunicare qualsiasi emozioni si desidera: gioia, tristezza, malinconianostalgia, rabbia, amore, passione, tutti i sentimenti che ognuno di noi percepisce e che sente il bisogno di farli esplodere, condividendoli con gli altri. Non è necessario avere una gran bella voce per colpire e arrivare dritti al cuore; a volte è molto più importante saper emozionare cantando e per farlo non serve soltanto la tecnica ma serve ben altro! Il canto è quella parte della musica che l' interpreta interiorizza e attribuisce ad una melodia, dando voce ad un' emozione.
Solo se si riesce a giungere alla sintesi e alla simbiosi tra i propri sentimenti e quelli altrui, in questo stesso preciso istante si riesce ad emozionare, perché la gente è come se si riconoscesse e si immedesimasse nelle stesse parole emesse con la nCome fare per emozionare cantando? Molto semplice! I veri segreti per poter suscitare grandi emozioni su un piccolo o vasto pubblico sono la passione per il canto, una raffinata sensibilità rivolta alla musica come mezzo di comunicazione e rivolta al mondo intero per poter captare ogni singolo momento e riuscirne ad estrapolare con fermezza e curiosità la bellezza insita in ogni cosa, come se volessimo registrare tutti gli avvenimenti che ci colpiscono nel profondo, conservarli, elaborarli per poi farli esplodere al momento giusto con la nostra voce. Cantare vuol dire comunicare un sentimento, un pensiero, dei valori, un modo efficace e diretto per coinvolgere le persone, donandogli qualcosa di nostro dal profondo della nostra semplice voce. E poco importa in questo caso la tecnica, ma vale molto di più l'espressione del nostro viso, la nostra gestualità che viene messa in risalto nei confronti di determinate note cantate con la gola o con il diaframma. Ancora per saper emozionare cantando bisogna entrare nel testo della canzone e farla nostra, comprenderlo a fondo e solo dopo aver compiuto questo grande passo sarà possibile emozionare per davvero. L'emozione è figlia dell'interpretazione che gioca un ruolo fondamentale per la comunicazione. Il brano dopo essere stato assorbito e fatto scorrere nelle nostre vene deve essere interiorizzato. Un'armonizzazione è l'arte di riuscire a creare una melodia, cioè un susseguirsi di suoni che hanno altezza e durata differenti e che insieme formano un tessuto, una musica che risulta piacevole e gradita all'orecchio. Ovviamente questo risultato si può ottenere sia con gli strumenti musicali, sia con le voci. Nel canto infatti, sono tanti gli esempi ai quali poter fare riferimento. Si può partire dai cori polifonici e ascoltare poi i tanti gruppi musicali che basano il loro stile proprio sulle armonizzazioni vocali. Qui vi illustreremo le principali armonizzazioni vocali di un brano interpretato. Interpretare non vuol dire scimmiottare altri cantanti ma personalizzare il testo in maniera critica. Altro aspetto fondamentale è la presenza scenica che non vuol dire necessariamente mettersi a ballare su un palco, ma ogni gesto va misurato e l'esagerazione non è una cosa positiva perché a volte può apportare ad un risultato inverso. E ricordatevi che le persone non vanno scioccate ma colpite delicatamente al cuore. Per capire meglio il concetto di armonizzazione vocale potete provare a procurarvi uno spartito musicale comunemente utilizzato da un coro polifonico. In queste tipologie di spartititi sono riportate le varie voci di contralti, tenori, soprani e bassi. Noterete subito come le note, in alcune parti, possono anche essere le stesse ma hanno una distanza di ottave differente. C'è chi definisce questo col termine "ottavare" e non "armonizzare", ma effettivamente, due note uguali ma in ottave differenti danno vita a un suono diverso e quindi a note diverse. Diciamo che in questo campo c'è molta confusione e non esistono delle regole precise a proposito.


n maniera del tutto generica diciamo che le armonizzazioni sono solitamente formate da quattro parti e una di esse raddoppia una delle altre tre. Ma effettivamente, le cose di cui tenere più conto sono veramente tante. Oltre a trovare le note giuste bisogna anche saperle cantare a dovere e dare a ogni parte la giusta interpretazione, quindi cantarle piano o forte oppure più o meno soffiate. Quello che poi conta è l'insieme e quindi l'ascolto all'orecchio, in questi casi è lui il vero consigliere. Le armonizzazioni possono comunque essere suddivise in tre categorie: monodia, polifonia omoritmica e la polifonia poliritmica. Ve le illustriamo nei prossimi passaggi. 

La monodia, come si può evincere dal nome, e una melodia singola, che indicativamente viene sviluppata per una voce solista. Una monodia può essere anche eseguita da più voci in contemporanea, in questo caso però si tratta più specificatamente di omofonia (solitamente si tratta di un canto all'unisono). Solitamente appartengono a questa tipologia i classici canti liturgici. Ovviamente, tra tutte le armonizzazioni, è quella più semplice, visto che tutti gli esecutori eseguono la melodia alla medesima tonalità e ritmo.

Nella polifonia omoritmica, invece, le varie voci cantano seguendo la stessa andatura ritmica, ma riproducendo contemporaneamente delle melodie differenti. Per quanto riguarda la riproduzione delle melodie indipendenti in contemporanea è sicuramente, tra tutti i vari metodi che si possono eseguire, il più elementare. 
Con la polifonia poliritmica, invece, si eseguono delle melodie indipendenti, utilizzando allo stesso tempo dei ritmi differenti. La forma più conosciuta di polifonia ritmica è la cosiddetta "tre contro quattro", ossia quando vengono eseguite in contemporanea delle terzine e delle quartine. Questa tipologia di armonizzazione non viene impiegata spesso. Da un punto di vista strettamente grammatico, raddoppiare un'ottava non viene considerata come un'armonizzazione, ma dal punto di vista acustico lo è a tutti gli effetti. Quando si parla di armonizzazione vocale si può fare riferimento anche a quello che viene definito "arrangiamento vocale". Provate ad ascoltare e a prendere in esame gli spartiti con gli arrangiamenti di gruppi come il Trio Lescano, i Beach Boys, i Beatles o Take That, si può sicuramente carpire qualche segreto in merito a questa tecnica; così come esercitarsi col karaoke può essere d'aiuto per allenare la voce, in maniera tale da riuscire a riprodurre le note nel migliore dei modi. Ricordatevi che prima di imparare l'arrangiamento vocale, bisogna anche avere delle basi in merito a quello musicale, ovvero la capacità di gestione di più strumenti seguendo una sequenza di accordi, o di note messe giù in un determinato modo, per formare una melodia unica e originale. Più è bravo l'arrangiatore, migliore sarà il risultato finale e quindi più complessa nell'esecuzione della stessa. 

2 capitolo

Cosa rappresenta il canto per il cantante

Il canto è l' arte di poter dar vita ad un capolavoro con una semplice canzone durante un' esibizione. Sognare di cantare si collega all’espressione di sé, della propria individualità, dei propri sentimenti. E’ un simbolo di grande ricchezza che lascia sensazioni positive e incoraggianti e che ha il potere di modificare qualcosa nel sognatore riflettendosi anche nella sua realtà. Nell’articolo esploriamo  i significati del canto e delle varie immagini con cui si manifesta nei sogni. Sognare di cantare è il modo più semplice ed istintivo con il quale l’inconscio fa emergere il sentimento dominante del sognatore.
Sentimento che forse nella realtà non viene “raccolto” o che viene soffocato dalle occupazioni di tutti i giorni e che solo il canto nei sogni riesce a risvegliare e portare alla coscienza nel modo più veloce ed efficace.
Cantare nei sogni e nella realtà significa esprimere ciò che è dentro di sé con un movimento armonico dall’interno all’esterno che riesce a catturare l’attenzione e a colpire la mente e il cuore.
Come accade quando si sogna di danzare, sognare di cantare significa comunicare come ci si sente, esprimere un proprio bisogno, mostrare qualcosa di sé.
Cantare nei sogni può avere il valore di una lode, invocazione, richiesta d’ aiuto o richiamo erotico, può essere simbolo di armonia interiore, benessere e forza, dolore e rimpianto.

Il simbolismo del cantare è legato all’espressione di sé, risponde ad una creatività istintiva che ciascun essere possiede, è uno dei canali di comunicazione più sottili, diretti e potenti che fa vibrare le corde più profonde dell’essere umano, che crea una connessione con gli altri esseri e con Dio.
Nulla più del canto rende unici e rivela la propria impronta.
Sognare di cantare porta a galla quindi questa espressione di sé primordiale ed arcaica, che risponde al bisogno dell’individuo di sublimare (nel canto) un sentimento o una lode religiosa, trasformando e ricreando ciò sente in una forma unica, che ha il potere di cambiare la disposizione emotiva anche di chi ascolta.
Sentire cantare infatti rilassa, eccita, inquieta, modica i sentimenti, crea un contato profondo fra chi canta e chi ascolta.

Sognare di cantare  Significato

  • espressione di sé
  • soddisfazione
  • creatività
  • sentimenti (gioia, malinconia, dolore, amore)
  • comunicazione
  • autostima
  • spiritualità
  • empatia

 Il significato di cantare nei sogni è, come sempre, influenzato dalle sensazioni del sognatore che sta cantando o che sente cantare. Ma è legato anche alla melodia, alla musica di sottofondo, alle parole e al titolo della canzone, alla qualità del canto che può essere allegro e ritmico, oppure triste e malinconico, appassionato, intenso.
Quando si ricorda il canto nei sogni è facile che titolo e parole siano già un messaggio o costituiscano un indizio importante per arrivare alla realtà e ai bisogni del sognatore.
Ma sognare di cantare si presenta, a volte, senza immagini: emergono solo la melodia e le parole della canzone, è facile allora che questi sogni siano considerati privi di significato alla stregua di allucinazioni uditive.
In realtà, la scarsità di immagini li rende ancora più affascinanti e precisi nel portare a galla ciò che il sognatore sta vivendo nell’intimità.
Un esempio di quanto sopra sono i sogni ricorrenti di una donna di mezz’età in cui sente ripetere la strofa (parole e musica) di una canzone di Lucio Battisti. Solo quella.

“Era aprile, era maggio era chi lo sa…era bello o era bella solo la sua età…”


Una vecchia canzone che non ha alcun significato per lei, che non ha segnato momenti particolari della sua vita e non le muove grandi emozioni.  Solo attraverso il lavoro di attualizzazione del sogno che abbiamo fatto insieme, la sognatrice è riuscita a sentire quanto le parole della canzone riflettessero il senso di struggimento per il tempo passato e per le possibilità perdute della giovinezza, e quanto le pesassero il presente e la fase della menopausa.
Sognare questa canzone è stato un modo per riconoscere la sua difficoltà nell’accettare la realtà da vivere e un senso di rimpianto per quanto aveva già vissuto, ma è stato anche un punto di partenza e di recupero del presente che l’ha portata ad accettare la nuova fase della sua vita.

 Sognare di cantare  19 Immagini oniriche

1. Sognare di cantare bene

rappresenta uno stato di grazia. Quando le emozioni sentite sono di soddisfazione e piacere significa che il sognatore si sente in pace con se stesso, ma sente il bisogno di esprimersi e di comunicare con qualcuno.
E’ un sogno importante legato all’autostima e ad un rapporto  gratificante con la natura e con lo spirito.

2. Sognare di cantare male   Sognare di non riuscire a cantare

riflette una difficoltà e un blocco. Il sognatore desidera essere compreso, mettersi in mostra o farsi conoscere, ma ci sono condizioni interne (censura, energie critiche, bassa autostima) che glielo impediscono o che distorcono ed influenzano in modo negativo ciò che lui vuole trasmettere.

3. Sognare di cantare qualcosa di allegro

indica una condizione positiva e forse anche la conferma e la soddisfazione per un obiettivo raggiunto.
E’ simbolo di sentimenti romantici o di un nuovo amore.

4. Sognare di cantare una canzone triste

rispecchia la tristezza del sognatore che forse non viene espressa nella vita diurna, che forse non ci si concede di sentire o che viene sepolta dall’abitudine.  Indica preoccupazioni e delusioni.

5. Sognare di sentire cantare

è un richiamo simbolico e, a seconda dei sentimenti che il canto suscita, induce il sognatore a prestare la sua attenzione a ciò che ode nel canto o alla persona che canta.
Ad esempio: sognare di sentire cantare il proprio partner o la persona da cui si è attratti significa che l’inconscio percepisce un richiamo, un bisogno o un sentimento da parte sua.

6. Sognare di cantare in chiesa

se i canti sono inni religiosi questa immagine è legata alla connessione con il divino, al bisogno di esprimere la propria spiritualità al sentirsi compresi, protetti e parte del tutto.
Mentre, sognare una canzonetta in chiesa (di musica leggera) può indicare il bisogno di uscire da regole e limiti imposti, di esprimersi in modo diverso e anche con un pizzico di trasgressione.

7. Sognare di cantare in macchina

rappresenta la facilità ed il piacere con cui ci si rivela e ci si esprime nella vita sociale.

8. Sognare di cantare in coro   Sognare di cantare in gruppo

indica il bisogno di recuperare armonia e serenità nei rapporti. Può essere sogno di compensazione di una situazione opposta, indicare il bisogno di essere sé stessi e essere accettati nel gruppo o di crearvi o ricercarvi  armonia (in famiglia, in una equipe di lavoro).

9. Sognare di cantare in pubblico   Sognare di cantare e avere successo

sono sogni legati alla realizzazione, al potere personale, all’autostima. Il sognatore forse compensa con queste immagini di soddisfazione e successo l’invisibilità e il senso di inadeguatezza della realtà.
Ma possono presentarsi anche come incoraggiamento e segnalare la capacità di esprimersi in mezzo agli altri con piacere, in modo utile e positivo.

10. Sognare di cantare e ballare

è l’immagine che più di altre indica una situazione di letizia e soddisfazione interiore legata a qualcosa che il sognatore sta vivendo.
E’ un simbolo di spensieratezza che rappresenta il bisogno di lasciarsi andare al fluire della vita con fiducia e con il piacere di vivere.

11. Sognare di cantare in inglese

può mettere in luce una difficoltà superata (se il canto è fluido e piacevole) e mostrare al sognatore le possibilità racchiuse dentro di sé, ma può anche indicare la sensazione di non essere capiti o la tendenza ad usare modi di essere ed espressioni verbali fori contesto.
Sognare di parlare o cantare in inglese è anche una delle immagini legate allo studio reale della lingua straniera che segnala il raggiungimento di un livello di apprendimento e di immersione nei suoni.

12. Sognare di cantare lirica

significa uscire dai soliti schemi, mirare ad una comunicazione più sottile, ampia e profonda che abbia connotazioni archetipiche, che sappia suscitare emozioni e toccare i sentimenti anche fuori dal proprio contesto culturale.
In alcuni sogni porta a galla l’ombra del sognatore e un lato sconosciuto della personalità.

13. Sognare il canto del cigno

indica il bisogno di prendersi cura di sé stessi o di qualcuno vicino. E’ un simbolo di sofferenza (il cigno canta prima della morte) che rappresenta la fine di qualcosa (una fase della propria vita, una relazione ecc.).

14. Sognare il canto degli uccelli

riflette allegria, gioia, amore  ed aspettative positive verso il presente. Può indicare le novità che il sognatore  attende.

15. Sognare canzoni

come nell’esempio della canzone di Lucio Battisti, le canzoni nei sogni possono aprire uno squarcio sulla vita più intima del sognatore, su sentimenti inespressi e ancora confusi.
Lo scopo di questi sogni è offrire una direzione precisa all’analisi mostrando quali sono questi sentimenti e in quali ambiti si esprimono: amore, relazioni, autostima, fantasia.

16. Sognare canzoni che non esistono     Sognare canzoni mai sentite

sono immagini potenzianti che mostrano la creatività dell’inconscio (e del sognatore), la capacità di inventarsi ciò che non è presente, di dare corpo alla fantasia e ai sogni.
Sognare di cantare canzoni che non esistono può avere anche significati opposti indicando la tendenza a farsi delle illusioni, a non essere concreti ne’ razionali.

17. Sognare di cantare canzoni religiose    Sognare di cantare canti religiosi

come nel sognare di cantare in chiesa si collega alla spiritualità del sognatore, al bisogno di un contatto più ampio con le dimensioni “elevate” dell’esistenza, al bisogno di sentirsi connessi al divino e parte del proprio gruppo religioso, bisogno di protezione e di pace.

18. Sognare di cantare inni militari    Sognare di cantare inni sportivi

sottolinea un senso di appartenenza e la sicurezza che questa può dare al sognatore, ma può anche presentarsi come messaggio che suggerisce il bisogno maggior disciplina, di regole o di attività fisica.

19. Sognare un cantante famoso nei sogni

sarà importante capire quali sono le qualità che il sognatore attribuisce al cantante, perchè è possibile che queste qualità siano ciò di cui ha bisogno o che in quel momento lo stanno guidando (forse in modo eccessivo).
La stessa cosa succede quando c’è una identificazione con quel cantante: è possibile che il sognatore si senta inadeguato, che il ruolo che ricopre gli vada stretto, che la “normalità” sia per lui negativa.
Sono sogni da analizzare attentamente facendo domande al sognatore.
3 capitolo
Excursus dell' esperienza canora in Italia e nel mondo
Nella teoria musicale e nella filosofia greca la voce è protagonista sotto diversi aspetti e attraverso diverse scienze e discipline. Essa è considerata un movimento topico, dotato di forte ethos a seconda: dell'area di intonazione, turbatrice ed equilibratrice dell'anima, fonte prima di espressività e coercizione per il suo strettissimo legame con la retorica, per ragioni tanto biologiche (superiorità dell'uomo sulla bestia) che metafisiche (mezzo espressivo della realtà), che antropologiche. Tra XV e XVI secolo la voce compie un percorso per certi versi simile, attraversando molteplici discipline entro l'enciclopedia rinascimentale del sapere. Tale percorso è evidente in alcuni pensatori rappresentativi della cultura filosofica e umanistica del '400-'500. Marsilio Ficino, in una visione magica, medica e antropologica, vede la voce, per la sua vicinanza e simpatia con lo spiritus, elemento primo della vita umana, equilibratrice del corpo e dello spirito consumato dagli studi. In piena area filologica e umanistica, la voce diviene per Girolamo Mei la salvezza dalla complessità contrappuntistica coeva; egli giunge alla conclusione che la musica greca antica fosse del tutto semplice e monodica, basata su una sorta di cantus firmus e che da tale semplicità e predominanza del canto sfociassero incredibili effetti. Vincenzo Galilei, seguace di Mei e delle sue idee, vede la voce monodica come strumento espressivo supremo, tanto da potere sostituire senza rimpianti la musica polifonica del suo tempo attraverso la musica greca antica. Zarlino, in un ambito più strettamente polifonico, individua nella voce capacità espressive ed esecutive dovute alla sua naturalità, per questo superiori a quelle artificiali degli strumenti. Nella Camerata fiorentina sono soprattutto Giovanni Bardi e Giulio Caccini a essere propugnatori di una musica in cui è evidente il primato della voce nella nuova dimensione dell'opera Anche loro ormai influenzati dal Mei-pensiero, cominciano a partorire idee su come la musica debba essere composta e praticata. Caccini, con Jacopo Peri, Ottavio Rinuccini ed altri gettano le basi del futuro melodramma, incentrandolo sulla semplicità e su un nuovo tipo di canto: il recitativo. All'Accademia Fiorentina Lorenzo Giacomini porta avanti una lucida e influente linea di pensiero su tragedia aristotelica e retorica, disegnando per la voce un ruolo primario nell'espressività. Nel pieno XVII secolo sarà Monteverdi, con la seconda prattica, il simbolo di una musica finalmente nuova, del tutto orientata alla piena e comprensibile espressività vocale e testuale. La voce, manifestatasi nella sua incredibile multiformità nel pensiero greco, si ritrova sviluppata a pieno nella riscoperta umanistica delle fonti classiche e strumento della nuova sensibilità artistico-compositiva.
4 capitolo
La canzone come il simbolo di un' esperienza vissuta
 La musica è indispensabile per l’uomo: come l’aria è essenziale per respirare, la musica è ossigeno per l’anima e quando l’ascoltiamo ci sentiamo vivi.  Al di là dei gusti personali nessuno di noi può farne a meno e una vita senza musica perderebbe armonia, sarebbe spenta. Perché la musica è libertà, forza, leggerezza. È come un’amica che ci aiuta e ci accompagna lungo tutto il viaggio della nostra esistenza e senza la quale ci sentiremmo più spenti. La musica è nata insieme all’uomo e l’uomo non esiste senza musica. Nella preistoria era espressione del mondo spirituale e nel mondo classico si accompagnava la musica alla lettura di opere letterarie. L’uomo da sempre ha avvertito dentro di sé l’esigenza di ascoltare e produrre musica, perché la musica è un bisogno innato.
La musica è la capacità di tradurre un' emozione in una canzone.
La musica ha diverse funzioni: intrattiene, ci fa divertire, ballare e ci tiene insieme. Quindi la musica può trasformarsi in aggregazione, momento di festa e di socialità. Ma può essere anche ascoltata in solitudine. La ascoltiamo siamo soli, per rilassarci, per distrarci e staccare la spina dalla monotonia quotidiana.
La musica un effetto terapeutico, è una sorta di medicina che ci aiuta a sentirci più leggeri e a scaricare le nostre emozioni. Quando ci sentiamo tristi, stressati o stanchi ascoltiamo una canzone e ci sentiamo meglio.  Quando ascoltiamo la musica spesso chiudiamo gli occhi ed entriamo in contatto profondo con il nostro mondo interiore. Ci perdiamo. La musica è un viaggio che ci fa ritrovare noi stessi e accende la voglia di vivere e avvertiamo dentro come una scarica, una nuova energia.
La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori

Alziamo il volume della musica per coprire il rumore dei pensieri, per rompere il silenzio o la solitudine. Ci tiene compagnia, ci fa sentire meno soli e più compresi in questo mondo dove tutti parlano ma nessuno si ferma ad ascoltare. Così, la musica ci capisce meglio di chiunque altro. E’ come se ci parlasse e allo stesso tempo fosse capace di ascoltare quello che proviamo.
La musica è il linguaggio universale dell’umanità
Ogni lingua ha le sue parole e persone di lingue diverse faticano a comprendersi. Ma la musica è un linguaggio universale, che arriva a tutti senza distinzioni e superando i confini. La musica supera e abbatte ogni barriera. Mentre noi ascoltiamo la musica nella nostra stanza, migliaia di persone nel mondo staranno facendo lo stesso. La musica ci accomuna, ci rende uguali perché è un linguaggio universale.  La musica è un mezzo di comunicazione ed espressione capace di trasmettere emozioni e le emozioni sono universali: amore, tristezza, allegria, speranza che arrivano come messaggi immediati, comprensibili e interpretabile da tutti. La musica ha significato anche da sola, senza bisogno di parole. La musica sa unire i popoli e le persone: le persone si identificano in una canzone, così come un popolo. Ha la forza di unirci e renderci più vicini. Quindi la musica è il migliore strumento sociale capace per connetterci gli uni agli altri.  Infatti una folla senza musica rimarrebbe una folla disordinata e fatta di persone singole. Solo quando c’è la musica una folla si unisce e si crea armonia, come in un concerto o in una festa. La musica aggrega, unisce, crea un noi, un gruppo, un insieme. La musica è simbolo di libertà, rende gli uomini liberi. Inoltre la musica è parte del mondo in cui ogni giorno siamo immersi. La musica non si spegne mai, non si può fermare perché è ovunque, in ogni parte del mondo, in ogni angolo. In ogni nostro giorno, in ogni momento: quando facciamo la spesa al supermercato, dal medico, in un negozio, per strada c’è sempre una canzone che ci accompagna.
La musica per noi giovani è molto importante, perché viviamo una fase difficile e caotica. Spesso per calmarci, per ritrovare un po’ di serenità ci isoliamo da tutto per ascoltare la musica. Quello che ascoltiamo rispecchia quello che sentiamo. I migliori amici degli adolescenti sono i loro idoli musicali, giovani che scrivono e parlano dell’età che stiamo vivendo.  Anche se non li conosciamo loro sembrano conoscere e sapere come ci sentiamo.
Ogni canzone ha per noi un significato, ci ricorda un’emozione vissuta, ci trasporta nel passato oppure ci fa sognare. Sorridiamo, ci emozioniamo, ci commoviamo ascoltando parole che sembrano parlare della nostra vita, dei nostri sogni o difficoltà come se fosse stata scritta su di noi. La musica aiuta a conoscerci e a capire i nostri pensieri. Dicono quello che non riusciamo ad esprimere a parole. La musica è arte, è la poesia moderna e i poeti sono i cantanti che riescono ad entrarci dentro e raccontarci la vita in ogni sua sfumatura. Quando ci sentiamo incompresi e tristi ci rifugiamo nella nostra stanza e nella musica e ci sentiamo leggeri, liberi. Le canzoni ci leggono dentro, ci fanno capire chi siamo, descrivono il mondo e l’epoca che viviamo. Un mondo senza musica sarebbe un mondo incomprensibile e privo di armonia.
La musica è l’unica cosa che quando ti colpisce non fa male, ma anzi è come una carezza, un abbraccio che ci fa stare meglio. Le canzoni le facciamo nostre, le dedichiamo a noi stessi o a persone speciali. Ci sono canzoni che fanno parte di noi e hanno un significato preciso: ci ricordano persone lontane o vicine. Una canzone può racchiudere un luogo, un evento, un’emozione. Ogni volta che le ascoltiamo ripercorriamo istanti della nostra vita. La musica secondo me non è semplicemente qualcosa di orecchiabile che ci fa distrarre: la musica diventa parte di noi, sin da bambini e può farsi portavoce di messaggi importanti. Personalmente ci sono canzoni che ascoltavo da bambina che mi hanno trasmesso messaggi positivi e che hanno in qualche modo contribuito a formare la persona che sono oggi. Ad esempio ci sono canzoni che mi hanno fatto capire l’importanza di essere sé stessi e far sentire la propria voce. Altre mi hanno insegnato ad essere una persona positiva e a vivere ogni istante della vita perché prezioso. Altre mi hanno trasmesso il rispetto e l’amore per gli altri. La musica mi ha reso una persona determinata, forte ma anche sensibile e mi ha aiutato a credere in me stessa e nei miei sogni. Sono sicura che senza la musica oggi non sarei la stessa persona. Chi fa musica quindi ha il potere con le sue canzoni di far stare meglio le persone, di renderle più serene e farle sorridere. Ma la musica non è solo “leggera”, ma ha anche un peso importante nella vita di ognuno. Non trasmette solo emozioni, ma anche insegnamenti e messaggi che restano dentro di noi per tutta la vita e cambiano la nostra visione del mondo, delle cose. Quindi la musica ha una funzione importante, non è puro intrattenimento e divertimento ma anche mezzo di riflessione e formazione.
5 capitolo
Come emozionare esprimendo la propria passione per il canto
“MI PIACE PENSARE ALLA MUSICA COME A UNA SCIENZA DELLE EMOZIONI.”  (GEORGE GERSHWIN)
Leggende e miti di ogni tempo e cultura attribuiscono alla musica il po­tere di suscitare un’infinita gamma di sentimenti e di emozioni, attraverso le quali l’uomo ha la possibilità di entrare in contatto con se stesso e con la propria anima. Pensiamo all’antica Grecia, al mito di Euridice oppure ad Ulisse che per resistere al canto delle sirene si fa legare all’albero della sua nave.
Recenti studi sul cervello hanno rilevato che la reazione emo­zionale dell’uomo di fronte alla musica è talmente significativa da risultare ad­dirittura indipendente dalla comprensione del linguaggio e della struttura musicale, pur essendovi in qualche modo connessa.
Anche se, certamente, le emozioni non costituiscono l’unico aspetto della musica, la loro energia ti fa sentire vivo ed è ciò che ti spinge a suonare, cantare, danzare o comporre. Se ti chiedi cosa ti ha spinto a dedicarti alla musica, noterai che, qualunque sia la tua risposta, essa riguarda il modo in cui ti fa sentire, le emozioni che vivi suonando.
Dalla canzone più popolare e semplice al brano più ricercato, quello che cerchi è sempre lo stato che la musica risveglia dentro di te. Allo stesso modo, il pubblico che va a un concerto o all’opera si aspetta di pro­vare emozioni diverse e più intense di quelle che sperimenta normalmente nella vita quotidiana.
Parliamo del carattere espressivo di un brano per de­scrivere il tipo di emozioni o sentimenti che suscita. Un “largo cantabile” probabilmente provocherà in noi un sentimento romantico e forse un filo di malinconia. Allo stesso modo ci aspettiamo che un in­terprete ci emozioni altrimenti ci lamenteremo perché “è freddo” non ci ha emozionato abbastanza. Talvolta un musicista dice di essersi troppo emozionato prima del concertoquesto pre­suppone una distinzione tra le emozioni suscitate dalla musica e quelle pro­vocate dal contesto che ruota attorno alla performance. In questo caso, l’emozione tanto desiderata diventa un ostacolo, un sentimento negativo che può sopraffare l’esecu­tore a tal punto da portarlo a smettere di suonare in pubblico.
Suonando, associ inevitabilmente il tuo passato alla musica. Quante volte ti sarà capitato di riascoltare una musica che ascoltavi anni fa e di ritornare con la mente proprio a quegli anni? Si tratta di un fenomeno che appartiene a tutti: per entrare in contatto reale con la musica è neces­sario che tu sia aperto e disponibile a lasciarti toccare dalle emozioni che ti suscita. Questo è però solo il primo passo, perché, come musicista, non ti basta essere sensibile e ricettivo, ma hai il compito di diventare un vero e proprio artefice di emozioni, scegliendole e ricreandole intenzionalmente senza farti travolgere dalle stesse.
Come un attore interpreta un ruolo spogliandosi della sua personalità, il musicista si immedesima nelle diverse atmosfere espressive dei brani che suona.
Per farlo, entrambi hanno bisogno di attingere a quelle parti di sé, consce o inconsce, familiari o inconsuete, che sono in qualche modo affini alle emo­zioni che devono esprimere. Un soprano che impersona Tosca deve risvegliare la propria parte passionale. Un flautista che suona l’inizio del Prélude à l’après midi d’un faune di Debussy deve accedere agli aspetti sognanti e sensuali della sua sensibilità. Un pianista che interpreta l’Appassionata di Beethoven deve trovare dentro di sé una analoga tensione drammatica ed esplosiva e così via.
Se dai un’occhiata alle esecuzioni dello stesso brano da parte di pianisti diversi su Youtube, potrai notare quanto differentemente questi vivano la propria interpretazione. C’è chi si sente intimidito o frenato di fronte alle emozioni, chi invece vive questa esperienza in modo più superficiale. Altri ancora tendono a interpretare ogni musica che suonano con la stessa atmosfera espressiva, come se fossero posseduti dal fascino di un certo tipo di emozioni e non riuscissero mai a cambiare registro (hai presente i romantici che suonano Bach come se fosse Chopin?).
Dai un’occhiata a queste due differenti interpretazioni dello studio “Rivoluzionario di Chopin” e noterai tu stesso di come vivono in modo differente le emozioni i due pianisti. Attenzione però: non esiste un modo giusto e uno sbagliato.
Non bisogna dimenticare che noi proviamo ed espri­miamo emozioni, ma non siamo le nostre emozioniNoi proviamo ed esprimiamo dei pensieri, ma non siamo i nostri pensieri. Le emozioni sono, per definizione, in continuo cambiamento e trasformazione; la parola stessa emozione deriva dal latino “ex-movere”, che significa far uscire, tirare fuori. Le emozioni liberano qualcosa che è dentro di noi e sono dunque un processo, assai più che una “cosa”.
Di solito, la capacità di gestire le emozioni e di comunicarle viene attribuita a doti innate oppure a una lunga e intensa esperienza di vita. Anche se in en­trambe queste convinzioni ci può essere del vero, penso che in qualche modo si possa regolare questa gestione emozionale per evitare atteggiamenti ricorrenti che sono nocivi ai fini interpretativi. Abbiamo pianisti che sembrano essere ossessionati dalle loro prestazioni virtuosistiche: un atteggiamento che, non di rado, nasconde la difficoltà di sentire ed esprimere vere emozioni. Ci sono casi di musicisti che escludono ideologicamente le emozioni dal loro modo di suonare e intellettualizzano ogni aspetto della musica. E poi ci sono quelli che coi gesti e i movimenti del corpo tendono ad esprimere qualcosa e ad andare verso una direzione, ma a livello pratico e musicale la loro esecuzione risulta priva di emozioni.
Qualcuno attribuisce la difficoltà di esprimersi a problemi tecnici. Atteg­giamenti rigidi o scoordinati, che stanno alla base di carenze tecniche, sono spesso collegati a emozioni bloccate o in conflitto tra loro. L’ansia di con­trollo, ad esempio, può generare tensioni muscolari croniche che tendono a sfuggire alla consapevolezza e a sabotare gli sforzi di migliorare.
La gamma di emozioni, sentimenti e umori, nella vita come nella musica, è straordinariamente ricca se non infinita. Malinconia, fierezza, estasi, consola­zione, inquietudine, languore, soavità e spensieratezza sono alcuni esempi di un elenco che potrebbe riempire un intero libro, senza tenere conto che ognuno di questi stati d’animo ha poi a sua volta una sua enorme varietà di sfuma­ture.
Pensa, ad esempio, a quanti caratteri diversi ha un solo sentimento come la gioia nelle opere di Mozart: la gioia febbrile dell’ouverture delle Nozze di Figaro, quella frenetica e quasi demoniaca dell’aria Fin c’han dal vino del Don Giovanni, quella popolaresca e ironica dell’aria Viva Bacchus nel Ratto dal Ser­raglio, quella sensuale e disincantata del duetto Prenderò quel brunettino in Così fan tutte o, ancora, a quella trepidante e giocosa del duetto di Papagena e Pa­pageno nel Flauto magico.
Oppure, pensa a quante differenti e sottili sfumature esprime la nostalgia nel­l’opera di Chopin, sfumature che vanno da una disperazione lacerante e ribelle a una struggente rassegnazione.
Musica e vita sono due mondi paralleli e interconnessi. Quando suoni, le emozioni legate alle tue esperienze e alla tua storia nutrono la tua interpre­tazione. Al tempo stesso, il tuo modo di vivere viene colorato, impregnato dalle emozioni che la musica ti ha rivelato.
La relazione tra i sentimenti che proviamo nella vita e nella musica è tanto sottile e affascinante quanto diversa per ognuno. Mi è capitato di incontrare mu­sicisti che faticano a esprimersi liberamente sia nelle relazioni personali che suonando in pubblico. Altri, pur molto timidi, quando suonano riescono a sprigionare una fortissima carica emozionale. Per alcuni, invece, la musica è una forma di ricerca spirituale; altri, si sentono estranei di fronte a brani che esprimono sentimenti di trascendenza. Altri ancora hanno solo sentito parlare di certe emozioni ma non le hanno mai provate, né in musica né al di fuori. Un musicista mi ha confessato una volta di non sapere cosa fosse la tenerezza. I suoi genitori provenivano entrambi dall’ambiente militare e l’educazione rigida che gli avevano impartito non prevedeva l’espressione di sentimenti delicati e affettuosi. Ciò che conta è la ricerca dell’equilibrio giusto per te, quello che ti permette di essere te stesso e di esprimerti pienamente.
Molte persone tendono a chiedersi se quello che provano è giusto o sba­gliato. Tendono a cercare l’approvazione degli altri più che di sé stessi. “Sto facendo una cosa giusta o sbagliata?” Così chiedono consigli agli amici che per forza di cose daranno consigli secondo il loro punto di vista e il loro cammino di vita (e il bagaglio di esperienze). Tu sei tu. Nessuno può sapere meglio te cosa sia giusto o no. Nessuno ha camminato per anni nelle tue scarpe. Chi pensa troppo a cosa pensa la gente fuori, rischia di rimanere intrappolato in una sorta di prigione in cui non è possibile far fuoriuscire in toto la propria creatività. Alcuni si vergognano di manifestare i loro sentimenti e la loro sensibilità per timore di essere giudicati, altri si forzano di entrare in certi stati ubriacandosi o drogandosi.
Chi soffre di ansia o di paura a volte preferisce nasconderle piuttosto che parlarne e affrontarle.
Le emozioni sono per il musicista come la tavolozza dei colori per un pit­tore. Per arricchire la tua gamma espressiva nel suonare hai bisogno di espan­dere la tua sensibilità emotiva. La letteratura, la danza, le arti visive, il cinema, il teatro, così come il contatto con le persone, con la natura, con gli animali possono aprirti a nuovi stati d’animo.
Qualche semplice suggerimento per collegare in modo mirato gli stati che crei alla musica che suoni.
  • Ogni epoca musicale, ogni stile e ogni compositore hanno il loro mondo espressivo: abituati a riconoscere i significati emozionali del linguaggio musicale. Alcuni musicisti ti aiu­tano in modo esplicito: come Wagner, che associa ad ogni leitmotiv specifiche situazioni emotive. Ma in ogni musica c’è un’intenzione espressiva che si traduce in precisi ele­menti stilistici.
  • Il cromatismo nella musica di Bach è spesso associato a sentimenti di dolore e mistero; i frequenti pas­saggi dalla tonalità maggiore a quella minore nella mu­sica di Schubert esprimono la sua caratteristica instabi­lità emozionale.
  • Aiutati leggendo le biografie di compositori e interpreti per scoprire le emozioni che li hanno ispirati.
  • Nota quali sensazioni, ricordi o pensieri si collegano alle emozioni che provi mentre suoni un certo brano e man­tieni la tua attenzione su quelli che ti fanno sentire in con­tatto con la musica. Non importa cosa ti viene in mente, quello che conta è che tu senta le sensazioni e le emo­zioni anziché entrare nel dialogo interno e iniziare a ra­gionarci su.
La canzone rappresenta il nostro bagaglio di esperienza che ci portiamo dietro, rivisto in una situazione e che ci permette di rivivere i ricordi, emozionando il nostro pubblico.



Il simbolismo del cantare è legato all’espressione di sé, risponde ad una creatività istintiva che ciascun essere possiede, è uno dei canali di comunicazione più sottili, diretti e potenti che fa vibrare le corde più profonde dell’essere umano, che crea una connessione con gli altri esseri e con Dio.
Nulla più del canto rende unici e rivela la propria impronta.
Sognare di cantare porta a galla quindi questa espressione di sé primordiale ed arcaica, che risponde al bisogno dell’individuo di sublimare (nel canto) un sentimento o una lode religiosa, trasformando e ricreando ciò sente in una forma unica, che ha il potere di cambiare la disposizione emotiva anche di chi ascolta.
Sentire cantare infatti rilassa, eccita, inquieta, modica i sentimenti, crea un contato profondo fra chi canta e chi ascolta.Sognare di cantare si collega all’espressione di sé, della propria individualità, dei propri sentimenti. E’ un simbolo di grande ricchezza che lascia sensazioni positive e incoraggianti e che ha il potere di modificare qualcosa nel sognatore riflettendosi anche nella sua realtà. Nell’articolo esploriamo  i significati del canto e delle varie immagini con cui si manifesta nei sogni.910

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Consigli

Non dimenticare mai:
  • Per imparare al meglio le armonizzazioni, consultate un bravo maestro di canto.
  • Per avere delle buone basi musicali, si consigliano delle lezioni di solfeggio.
Alcuni link che potrebbero esserti utili:

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