La storia di valori più bella di sempre nonostante la sofferenza

 Recentemente mi sono imbattuta in questa foto di 6 anni fa. Quando l’ho vista, nel cloud, ho detto: ma chi è sta tizia, mica posso essere io. 

E invece lo ero. Mi ricordo che quell’estate un mio amico mi disse “Fra ma stai bene” e io “Sì perché?” “L’ultima foto che hai postato su Instagram... non sembri stare bene” 

“Ma tranquillo, è la posa”

E invece non era la posa. Era un brutto disturbo alimentare che senza rendermene conto mi stava distruggendo sia fisicamente ma, soprattutto, psicologicamente. 

Non mi sono mai reputata una persona stabile, purtroppo è una cosa che ho sempre mascherato. Per quanto sembrassi un leone all’esterno ero un bambi nell’anima, in balia di tutto quello che le persone pensavano e dicevano di me. Il mio fisico, come si può vedere dalle mie foto recenti è sempre stato formoso. Il mio BMI è perfetto, nonostante sia 163 cm per 58 kg rientro in tutti gli standard di massa grassa/massa magra. Allora non mangiavo e vomitavo, ma il mio peso non scendeva sotto i 55 kg. 

All’ospedale pensavano che io mi abbuffassi, che mentissi. Solo dopo mille esami è venuto fuori che soffrivo di PCOS, irsutismo e insulino resistenza, il vero motivo per cui non scendevo più. Allora questa cosa l’ho odiata con tutta me stessa. Vedevo le ragazze più magre di me, più MALATE di me entrare nello studio medico e mi ricordo la mia invidia nei loro confronti (pensate che tristezza, quanto ero malata in testa). Volevo dimagrire come loro ma, per quanto ingerissi 500 kcal al giorno, vomitassi e mi spaccassi di esercizio fisico, non riuscivo. 

Col senno di poi posso dire che, per quanto sia una palla avere l’apparato riproduttore sminchiato e prendere peso con niente per la resistenza insulinica, posso dire che questa malattia mi ha salvata da una più grave: l’anoressia. Non potendo più scendere di peso ho potuto continuare la psicoterapia senza il rischio di essere ricoverata e morire. Non ho mai raccontato questa storia, un po’ per vergogna, un po’ perché non volevo fare L’attention whore. Ma ora, a 4 esami da una laurea scientifica e a 6 anni dalla foto voglio farlo. Ragazzi/e sui disturbi alimentari non si scherza, dovete chiedere aiuto. 

Voi non ci crederete ma in questa foto, al tempo, mi vedevo grassa, non era abbastanza perché io volevo scendere sotto i 55 kg. E poi sotto ai 53 kg. E poi sotto ai 50 Kg.


La vostra testa farà di tutto per farvi credere che, quando avrete raggiunto quel peso, avrete conquistato la felicità: sarete più bell*, più apprezzat* dai ragazz*, vi staranno bene i vestiti, sarete persone di successo nello sport, nei vostri hobby. Il vostro cervello vi farà credere che, solo se scenderete “ancora quel chiletto” sarete FELICI.


Spoiler: non è così.


La felicità non dipende dal peso, non dipende da quanto siete popolari, da quanto siete apprezzati, da quanto andate bene a scuola, all’università, al lavoro o da quanti like avete su Instagram.


La felicità è accettarsi, pur volendosi sempre migliorare, per come si è. La felicità è vedere il corpo come colui che ti fa vivere le sensazioni più belle della vita.


Recentemente ho iniziato a mangiare il gelato quando voglio, a gustarmi i sapori, a riposarmi quando mi va senza costringermi a far sport, a godermi le piccole cose della vita. Questo corpo mi fa correre, mi fa sentire il freddo, il vento, il caldo, mi fa godere quando faccio l’amore, mi permette di fare ciò che mi rende gioiosa.


La felicità da trovare è accettare l’esistenza delle imperfezioni ed essere felici perché son proprio quelle a renderci unici: e io, nel 2020, ci sono riuscita ❤️

Tratto da un post di una mia carissima amica di fb Revy Croft alias Francy

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